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sabato 8 maggio 2010

GIANNI PUNZO: DA INQUISITO PER CAMORRA A MODELLO DELL'IMPRENDITORIA CAMPANA

Riportiamo un articolo pubblicato su "Il Manifesto" del 7 gennaio 2009 a cura di Andrea Palladino nel quale si racconta in breve la storia del "Cav. Gianni Punzo".
Non facciamo altri commenti.
"Pannazzaro" si faceva chiamare. Erano i tempi di Piazza Mercato a Napoli, la bolgia infernale di negozi che vendevano di tutto, all'ingrosso, al minuto, come capitava. Gianni Punzo ha ancora il suo cuore di mercante radicato in quella piazza. Oggi che il suo "sistema Nola" lo ha reso forse uno degli imprenditori più influenti del sud Italia, in pochi ricordano la sua strepitosa carriera, che ha avuto il suo lancio ufficiale nel 1986, benedetto da Bettino Craxi in persona. La bolgia di Piazza Mercato venne trasferita a una ventina di chilometri, alle porte della città vesuviana di Nola, poco più di trentamila abitanti.
Si chiama Cis la prima creatura di Punzo, il pannazzaro, Centro sviluppo ingrosso. Ha conquistato poco a poco la zona dei Regi Lagni, la fertilissima pianura del nolano, dove per secoli famiglie di contadini hanno coltivato il vero giardino della Campania. Oggi accanto alla prima creatura Punzo ha ideato e realizzato un vero distretto del commercio, fornendo agli ex commercianti di piazza Mercato riuniti nel Cis l'Interporto Campano, il motore della logistica del sud Italia. Una stazione ferroviaria, shuttle che collegano i capannoni al Porto di Napoli, la dogana pronta ad accogliere la merce dal mondo e a rispedire il made in Italy. Sei banche, di cui una controllata dall'ex mercante di tessuti napoletano. Ed ora un "vulcano buono", progettato da Renzo Piano, un mega centro commerciale con la forma del Vesuvio, che ospita supermercati, boutique, cinema e ristoranti.
E' difficile descrivere l'impero Punzo. Se il cuore batte forte e sicuro nelle terre di Nola, la sua mano di imprenditore sta volando lontano, nel cuore della giungla, nell'Amazzonia brasiliana. A Manaus il pannazzaro realizzerà uno dei principali interporti latinoamericani, unendo il porto fluttuante costruito dagli inglesi cento anni fa, la zona franca voluta dai militari nel 1967, le strade che tagliano la foresta – e producono tanto CO2 – che il governo locale sta riaprendo. Un centro di scambio e di affari, una piazza mercato nel cuore della foresta, legata alla Colombia, al Venezuela, al Brasile. Una piattaforma che da Nola arriva nel centro del business del nord del Brasile, dove i campi di soia e l'hi-tech giapponese del distretto industriale di Manuas – tutto esentasse – si uniscono, si fondono, movimentano soldi, tantissimi soldi. Manaus è oggi tra le prime quattro città del Brasile per prodotto interno lordo e promette bene: un nuovo gasodotto aumenterà la potenza elettrica, mentre la migrazione dal resto del Brasile mantiene il costo del lavoro "competitivo".
Il salto verso i nuovi mercati per il patron del sistema Nola arriva dopo la conclusione di altri accordi importantissimi. Nel 2007 Punzo ha aperto la via cinese al commercio del Cis, con l'apertura di un gemello a Tianjin, dove un hub alla campana garantisce una porta di scambio tra il commercio italiano e quello della tigre asiatica.
L'accordo con il Brasile rafforza la posizione di Punzo. Qualche mese fa il governatore dello stato di Amazonas, Edoardo Braga, è venuto fino a Nola per vedere le meraviglie della piana dei miracoli. A fianco "vulcano buono", vetrina sfavillante, il governatore ha visitato il centro che ospita un migliaio di imprese, che garantisce oltre sette miliardi di euro di fatturato, cifra che cresce anno dopo anno. Ed ha conosciuto il vero "vulcano" campano, quel Gianni Punzo che a Manaus potrà arrivare come imprenditore dal successo garantito.
La favola bella potrebbe finire qui. Se l'Amazzonia brasiliana è la terra di quel realismo magico che arricchisce i racconti dei grandi scrittori del nord del Brasile, la terra della Campania è capace di regalare storie di contrasti, di grande miseria e poco nobili affari.
Era il 1981 quando inizia la grande ascesa del "pannazzaro" Punzo. Veniva da una famiglia di venditori d'intimo femminile – oggi uno dei punti forti del Cis di Nola – e sapeva vendere come pochi. Il suo sogno di portare l'antica zona mercato di Napoli nella nuova città del commercio doveva scontarsi con tanti interessi. Ottiene il via libera dal comune di Nola ed affida l'opera di costruzione alla Intercoor Interventi Coordinati Spa. Dal comune riesce ad ottenere uno sconto sulle opere di urbanizzazione che da tre miliardi passano a meno di uno.
Ad aiutare Punzo – secondo la ricostruzione fatta dallo storico Francesco Barbagallo che ha analizzato diversi processi della Dda di Napoli – fu Carmine Alfieri, che mediò tra il commerciante e il sindaco di allora Aniello Napolitano.
"Il Punzo mi aveva detto di avere dei problemi relativi alle concessioni edilizie", racconterà il 24 settembre 1994 Carmine Alfieri, ricostruendo i rapporti tra la camorra e l'imprenditoria campana, con la mediazione della politica della prima repubblica. Una testimonianza che dopo qualche mese costò l'arresto a Punzo, con un processo finito con la prescrizione del reato di favoreggiamento ai clan.
La nascita del Cis avviene durante lo scontro di potere tra il gruppo di Carmine Alfieri e quelli di Cutolo. Per Alfieri la conoscenza diretta di Punzo era senza dubbio importante. "Carmine Alfieri, nei primi anni '60 – scrive Barbagallo -, gestiva un negozio di mobili a San Giuseppe Vesuviano; qui aveva conosciuto Punzo, che veniva a vendere le sue biancherie".
Secondo le ricostruzioni dello storico fu proprio il progetto del Cis a rafforzare i legami tra i due.
Il collaboratore di giustizia Galasso – che ha raccontato ai magistrati napoletani lo sviluppo del potere della camorra dopo il terremoto – conferma il forte legame che sarebbe esistito tra i due. "Il rapporto tra Punzo e Alfieri era fortissimo – ha dichiarato ai magistrati nell'interrogatorio del giugno del 1994 -, nel senso che il primo faceva tutto quello che il secondo gli chiedeva. Io stesso ho incontrato Punzo – continua Galasso – più volte nei luoghi in cui l'Alfieri era latitante".
Per il "panazzaro" - che nel processo si difese con il vigore del vecchio mercante napoletano – in realtà erano i camorristi che lo tenevano sotto estorsione. Una tesi creduta solo in parte dai giudici, che derubricarono l'originaria imputazione di associazione camorristica in favoreggiamento: il fatto di non aver denunciato le richieste del clan Alfieri lo metteva in una situazione borderline.
Oggi quelle storie sui rapporti con le famiglie di Camorra Punzo le ha lasciate ai libri, che resistono ancora nei corsi di storia dell'Università. Ma nessuno parla più di quegli anni ruggenti del dopo terremoto, quando una legge del 1984 consentì l'uso con pochissimi controlli dei fondi per la ricostruzione.
Punzo – a distanza di dieci anni dalla conclusione del processo che legò il suo nome a quello dei capi della camorra – si presenta al mondo come il massimo esponente della Napoli "che lavora". Il sistema Nola, d'altra parte, è la quintessenza dell'economia del sud Italia: qui si unisce commercio, velocità, connessione.
L'impero di Punzo, nella piana di Nola, visto dall'alto fa la sua impressione.
Uscendo dal Vulcano buono il governatore dell'Amazzonia non deve però aver visto le tonnellate di rifiuti tossici e nocivi che si alternano ai pochi campi che l'impero Punzo ha per ora lasciato ai contadini del posto. Sacchi neri, isolati a volte dalle strisce bianco-rosse dell'agenzia ambientale.
Scendere dalla macchina nella zona dei Regi Lagni significa coprirsi la bocca per evitare di respirare le esalazioni che avvolgono l'area.
E se questo è il Vulcano buono, chissà cosa si cela nelle sue cavità, che affondano nella terra , una volta giardino della Campania felix.

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